MPC, Architettura e dimensione urbana
CEEC ed., Napoli 1977, 225 pp.
Commentando un capitolo di questa raccolta, apparso sul n. 2/ 1977 de « le carré bleu », A . Schimmerling osserva che l’approccio dell’autore si colloca in una corrente di pensiero lanciata da un gruppo dei CIA M – il « team X » – i cui membri hanno continuato a sviluppare nuove idee dopo il dissolversi dei Congressi Internazionali di Architettura Moderna nel 1959. E così che una visione sintetica della città ha aperto una breccia nel funzionalismo ortodosso: non occorre solo soddisfare bisogni, ma anche provocarli. La città come sistema continuo di spazi pubblici, finalizzata alla partecipazione, allo scambio, all’informazione, si oppone alla città dell’isolamento materializzata in unità contrapposte. La coincidenza fra percorso pubblico e attività è un’ipotesi di lavoro radicata nella storia, ma che sconvolge la struttura logica degli impianti tradizionali. Prevalenza delle relazioni, dei legami: attività come frammenti di funzioni istituzionalizzate; edifici come frammenti di un continuo urbano. Le « aree di condensazione sociale » nei nodi della mobilità si propongono come logica di riappropriazione della città: sul piano del disegno urbano, le indicazioni raccolte in queste note privilegiano il processo di costruzione dell’«armatura della forma» degli interventi, cioè la definizione dei significati permanenti a livello di dimensione urbana dell’architettura.