PCA International
laboratorio di progettazione coordinata e integrata

Antologia critica

Giancarlo De Carlo Osservando una mostra (video)
Architettura per i luoghi
Bruno Zevi I.M.P.C. Associati, da….a….  (video) (pdf)
Architettura per i luoghi
Philippe Fouquey Editoriale (pdf)
Le Carré Bleu 03/04/1992
Giovanni Klaus Koenig M.P.C. Architetto (o qualsiasi altro titolo si voglia) (pdf)
Massimo Locci Architettura delle compresenze (pdf)
Fabio Mangone Pica Ciamarra Associati: materiali per l’immateriale (pdf)
Manfredi Nicoletti La dialettica degli intrecci (pdf)
Pino Scaglione Architettura come dialogo (pdf)
 Marc Felix  Massimo Pica Ciamarra (IT), own work  (pdf)
 Luigi Prestinenza Puglisi  Architetti d’Italia. Massimo Pica Ciamarra, l’onnivoro (pdf)

 

“……chi guarderà questo libro non superficialmente potrà accorgersi che i motivi che sostanziano il Pritzker dell’architettura, più che meritato, dato ad Alejandro Aravena sono già in nuce nei PCA sin dagli anni Settanta. Il loro insistere sul dialogo con il reale fisico, ambientale, culturale e sociale del luogo, sempre ponendolo in relazione con il contemporaneo scenario internazionale, non solo architettonico, era già espressione di quella sorta di ginnastica mentale e operativa oggi invocata da più parti, pressoché scomparsa dagli anni Settanta. …”

Antonietta Iolanda Lima: nell’introduzione a “Dai frammenti informati ai sistemi ecologici – Architettura dei Pica Ciamarra Associati”, Jaca Book 2017

“… Appassionato, visionario, utopico. Anticipatore. Internazionale. Europeo. Attento alle dinamiche dei luoghi, anche a quelle bioclimatiche (lontano dalla imperante banalizzazione ecologica contemporanea) i suoi edifici -sin dagli anni ’70- non hanno mai trattato il tema ambientale come oggetti di Marketing. E’ stato ed è uno sperimentatore. Uno dei più grandi architetti europei. …”

Vincenzo Latina:  commento alla monografia di A.I.Lima, “Dai frammenti informati ai sistemi ecologici – Architettura dei Pica Ciamarra Associati”, Jaca Book 2017

“Scruto nell’oggi il destino dei M.P.C. Associati. Possiamo fidarci? Come esserne certi dopo la marea di tradimenti che ha sommerso l’architettura moderna? Nella tarda e media età hanno tradito Auguste Perret, J.J.P. Oud, Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe, Alvar Aalto, James Stirling, Jórn Utzon, Oswald Mathias Ungers, tutti classicizzandosi. Cosa può garantire che i Pica Ciamarra non si stanchino ed abdichino, non si “superino” al modo dei gamberi, non vagheggino di “ambientarsi” oscillando tra l’enfatico e il vernacolare? Che non ribadiscano la scatolarità volumetrica magari per contestarla, smussarla o corroderla, invece di farne a meno? Quale che sia il verdetto che si potrà emettere tra cinquant’anni, sono qui a testimoniare perché possono vincere. Per una qualità straordinaria e, contro ogni apparenza, rarissima: non sono pigri, l’inquietudine del loro iter non si placa, sono sempre inclini a ricominciare daccapo… Ho frequentato molti architetti, celebri e mediocri, vecchi e giovani. Non ho mai trovato la stessa disponibilità, la stessa testardaggine nel mutamento, una pari valenza utopica nel disperato graffio dentro il contesto. E’ la lezione del Team X? Certo, ma anche quella che deriva dal clima eretico partenopeo, soprattutto dalle pulsioni di Luigi Cosenza, intransigentemente ostili al riflusso, alla restaurazione, agli escapes, agli alibi dello spaesamento e dell’incomunicabilità, alle mille deviazioni atte a sottrarsi alla lotta per i diritti smarriti dell’urbanistica e dell’architettura.”

Bruno Zevi, i M.P.C. Associati, da….a…

“…nelle case a Posillipo e a Massalubrense, ho trovato riferimenti forse inconsci a quel particolare momento dell’interpretazione napoletana del razionalismo che si incentrava su Cosenza, De Luca e Cocchia: c’è quella ricchezza quella morbidezza, quella generosità che erano state introdotte in Italia dall’architettura napoletana, più che da quella milanese o romana.”

Giancarlo De Carlo, Osservando una mostra

“Questo amore per il disegno accurato delle sezioni, che contengono il nocciolo dell’idea progettuale, ha accomunato negli anni ‘50 la scuola napoletana dei giovani De Luca e Cocchia (con Capobianco bravissimo assistente) a quella fiorentina, di Michelucci e dei suoi allievi. A Firenze, con la morte di Savioli e l’allontanamento di Ricci, questa tendenza è pressoché esaurita, mentre a Napoli M.P.C. dimostra l’esatto contrario: la complessità dei rapporti fra i suoi spazi interni, se non nuova, è perlomeno assai superiore a quella messa in atto dalle due generazioni di architetti che lo hanno preceduto.”

Giovanni Klaus Koenig, M.P.C. architetto (o qualsiasi altro titolo si voglia)

… L’Università della Calabria esiste grazie a questa originale struttura, benché realizzata finora solo per metà. Sfogliando i giornali, se ne leggono i giudizi più disparati. …. su “Il Giorno” l’opinione meditata da Giorgio Bocca: “È uno degli edifici più belli e razionali che sia dato di vedere nella penisola, e naturalmente tutti fanno a gara per scoprire le pagliuzze che stanno nell’occhio dell’architetto”.
… Com’è noto, tra i parametri utili a verificare oggi la pregnanza di un’architettura, uno ha superato ogni genere di collaudi: attiene al rifiuto della “scatola”, del volume compatto e chiuso, che impacchetta e reprime l’azione umana. Un altro criterio concerne la simbiosi edificio-strada, ed implica di privilegiare i percorsi: “i luoghi apparentemente superflui, portici, anfiteatri, tetti accessibili, su cui scritte indelebili documentano consensi e dissidi, sono essenziali per incontrarsi, discutere, giocare, insultarsi; riflettono il momento simbolico e quello ludico, le deroghe alla recita istituzionalizzata”.

Bruno Zevi, Cronache di architettura – Deroga ludica alla recita istituzionale

“…Questo approccio globale è chiaramente espresso nel progetto di Alison e Peter Smithson per un area residenziale a Londra, da Bakema and Van den Broek ad Amsterdam, da the Candilis team, Josic and Woods a Toulouse – Le Mirail in collaborazione con Manfred Schiedhelm per l’Università di Berlino, da Giancarlo De Carlo per le residenze dell’Università di Urbino, da Ralph Erskine per il complesso “Byker” a Newcastle-upon-Tyne (Inghilterra) e dai Pica Ciamarra Associati per l’Università della Calabria.”

Alexander Tsonis, André Shimmerling: L’héritage des C.I.A.M: 1958-1988

“Nel concorso per il Centro CNR le speranze non andarono deluse e l’edificio lo testimonia con le sue morfologie inquietanti. Il fuoritema che ebbe successo fu quello del risparmio energetico, soggetto preminente e attualissimo della ricerca scientifica in tutto il mondo. Lo schema semplice simmetrico apparentemente banale dell’impianto volumetrico, dalla pelle verde-oliva, poté così animarsi di presenze misteriose. Immediatamente percepibili, brutalmente sovrapposte ai foschi contorni dell’edificio, è la serie delle torri in alluminio collegate alla sommità da un tubo enorme, scintillante, che vi penetra rastremandosi ad ugello.

Manfredi Nicoletti, La dialettica degli intrecci

“…Questa rivista, come le Outlook Towers di Patrick Geddes, è una torre di osservazione e di guardia…D’altronde Massimo Pica Ciamarra, membro `eminente` ed attivo di questa rete, non ha forse installato un simile osservatorio al centro della “ville nouvelle” di Melun Sénart nel 1987? E nella nuova Piazza di fuorigrotta, divenuta immateriale per meglio assumere lo proiezione dei fantasmi del cittadino in cerca di un’immagine che deve ancora nascere per la città del futuro, i soli edifici che servono da ripari simbolici non si chiamano forse, metaforicamente, Torre dell’Informazione, Torre della Memoria, Torre del Tempo e dei Fluidi? E’ chiaro che Massimo Pica Ciamarra, Luciana de Rosa, Antimo Rocereto, Claudio De Martino non cessano di effettuare una spola febbrile e costante tra la sala d’osservazione e la grande sala delle decisioni della loro 0utlook Tower. Attendono il momento favorevole a nuove regole che, per esempio sul modello delle teorie del caos o dei frattali…”

Philippe Fouquey, Le Carré Bleu 3 / 4 1992

“…Qualità certa di questa architettura è il suo inserimento nello spazio di natura senza violenze, almeno per ciò che attiene alla compenetrazione morfologica fra il geometrico e l’organico…”

Renato De Fusco, Pica Ciamarra Associati – Architettura per i luoghi

“Il contrasto tra densità e rarefazione è sempre presente nelle opere dello studio Pica Ciamarra Associati condizione che da taluni viene identificata nella definizione vaga di “napoletanità” della loro poetica, alludendo con ciò alle perenni condizioni duali di questa cultura al senso di ridondanza e opulenza espressiva in contrasto con la leggerezza strutturale all’horror vacui che sembra pervadere i loro complessi edilizi… Tale principio contiene più di un tributo alla possibile eversione dell’ “eccesso” alla capacità di gioire e soffrire di architetture vitalmente “parlanti”. Un’irresistibile tendenza allo sproporzionato, all’illecito, che rende perciò l’avventura complessa e rischiosa.”

Massimo Locci, Architettura delle Compresenze

“… Con radici nel Movimento Moderno, in bilico fra utopia e realismo, il lavoro del loro gruppo di inserisce nelle attuali ricerche sui valori del luogo e sulla dimensione urbana dell’architettura”

Renato De Fusco, Storia dell’architettura contemporanea

“…Un ultimo aspetto che ritengo debba essere indagato nelle opere dello studio Pica Ciamarra Associati è quello dell’aver individuato la quarta dimensione quale fondamento della morfologia architettonica attraverso il concatenamento labirintico delle parti, cioè il tempo come qualità dello spazio.
Il processo di concatenamento tra geometria e materia nell’iter progettuale muove dal “grado zero” del legame e coincide con l’accettazione della essenza originaria, ne indaga, poi, i fondamenti attraverso una esplorazione delle possibilità combinatorie in funzione spaziale, infine ne definisce la relazione con l’entità tempo in quanto struttura teorica di interpretazione di entrambi gli elementi, sia nella fase di costruzione dello spazio che in quella di vita e scoperta dello stesso.

Massimo Locci, Architettura delle compresenze

“…L’opera di P.C. è tesa alla ricerca di una espressione che si evolva nel tempo, assicurando tuttavia ad ogni momento della costruzione una sua autonomia…”

Cesare de’ Seta, D.E.A.U. (a cura di Paolo Portoghesi)

A Piazzale Tecchio progetta nel 1984 la sua migliore opera napoletana, il polo tecnologico del C.N.R. ….: un cuore high-tech custodito in un levigato involucro. Nella stessa piazza, organizza la pedonalizzazione di un area segnalata spazialmente da tre “obelischi”. Alla assoluta finitezza del progetto, le immagini dello studio P.C.Associati contrappongono la poetica del frammento, proposto nella sua provvisorietà e reclamante un prolungamento.

Pasquale Belfiore, Benedetto Gravagnuolo, Napoli: architettura e urbanistica del Novecento

“In altri lavori, incisioni, lacerazioni e fenditure contribuiscono a rendere evidente il rapporto di autonomia tra preesistenze antiche e intervento moderno, il rifiuto di ogni camoufflage mimetico. Nel settecentesco palazzo Mascabruno a Portici, restaurato (1980-89) per adibirlo ad attrezzature universitarie, proprio un incisivo taglio, operato nelle antiche volte, risulta il cardine di una risemantizzazione dell’intero complesso: la compiuta integrazione di vecchio e nuovo nel sistema di spazi e percorsi non implica affatto la rinuncia a linguaggi e tecnologie attuali.
È una lacerazione netta e dichiarata quella che, a Napoli nel palazzo Corigliano restaurato (1980-88), assolve il compito difficile di separare e unire le straordinarie testimonianze storiche di due epoche ben lontane tra di loro, e al tempo stesso di sottolineare in maniera chiara e intelligibile l’intervento contemporaneo”.

Fabio Mangoni, Pica Ciamarra Associati: materiali per l’immateriale

“A proposito dell’Unità Polifunzionale dell’Università della Calabria “Nella sua “chiarezza labirintica” (Van Eyck) intreccia percorsi orizzontali che sottopassano, fuoriescono e si ricongiungono secondo il principio di continuità del Nastro di Moebius; coperture come grandi terrazzi percorribili, negazione dell’unità di edificio, dissolvenza dei segni nell’arcaico e stimolante paesaggio della Valle del Crati, che ospita questo significativo brano di città in miniatura.”

Pino Scaglione, Architettura come dialogo

Raffinato osservatore dell’opera di Aalto, ma anche degli esiti del Team X e delle ricerche di Giancarlo De Carlo, P.C. risolve brillantemente il tema connesso alla realizzazione di alcuni alloggi e di uno studio di architettura. Le tracce della struttura preesistente vengono inglobate, corrette, distorte, sino a dar vita ad un inatteso spazio urbano che guarda verso il mare. Strade, slarghi, salti di quota, vengono enfatizzati da un mutevole e continuo svolgersi dei prospetti in una sequenza di piani bianchi che si piegano sin quasi a toccarsi.

Cherubino Gambardella, Posillipo Moderna