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1995 – Recanati, edificio per uffici Teuco-Guzzini

1995 – Recanati, edificio per uffici Teuco-Guzzini
TYPE Offices
CLIENT Teuco – Guzzini
YEAR 1995 / realizzazione 1996
PROJECT with F.P.Russo(s), F.Capuano(i), coll. M.Russo

Leader internazionale nella creazione di sistemi e ambienti di benessere legati all’acqua è nei primi anni novanta che l’azienda Teuco-Guzzini decide di ampliare la propria sede di Montelupone nelle Marche ai piedi della collina di Recanati il cui centro storico è visibile verso nord. Presumibilmente l’incarico è affidato per una conoscenza diretta fra Adolfo Guzzini, imprenditore attento alle tematiche legate alla qualità dell’architettura ed impegnato dalla fine degli anni novanta nella presidenza dell’Istituto Nazionale di Architettura, e Massimo Pica Ciamarra vice presidente In/Arch dopo una lunga militanza. Nel voler rivalutare un piccolo insediamento industriale, l’intervento, concluso in appena un anno grazie anche alla positiva sinergia stabilita con il committente, prevede la realizzazione del nuovo “quartiter generale” dell’azienda.

Con insita una forte valenza rappresentativa e pubblicitaria, funzionalmente deve comprendere plurimi uffici – gestione, direzione, segreteria -, una sala conferenza per avvenimenti aperti al pubblico, un’area destinata all’esposizione e vendita. Oltre il capannone industriale caratterizzano il lotto, dalla forma irregolare , un’area a verde parzialmente piantumata, un laghetto, utilizzato per la raccolta delle acque piovane, la strada statale a scorrimento veloce per Macerata. Elementi tutti che stimolano la stesura del progetto divenendone parte integrante. Dal perimetro trapezoidale interrotto a mezzogiorno dall’inserto di un abside, il nuovo edificio a quattro piani, infatti, si inserisce fra lo specchio d’acqua a est, il capannone a sud – collegato tramite una passerella pedonale sospesa-, la SS a nord. Ad essa si attesta con un parallelo e compatto fronte, definito da pannelli in GRFC (calcestruzzo rinforzato con fibra di vetro dall’elevato fattore di isolamento) di colore chiaro e congiunto alla quota stradale tramite un piano inclinato erboso finalizzato anche all’abbattimento dei rumori veicolari. Oltremodo ne caratterizza lo sviluppo un sistema di sette “canne” verticali collegate in alto da un canale di gronda a formare un ordine trilitico gigante, dalle molteplici funzioni e significati. La struttura genera un velo d’acqua riciclata dal limitrofo laghetto che, nel percorrere i camini caldi e freddi, in dipendenza del periodo, collegati all’edificio, garantisce un naturale condizionamento dell’aria.

Inoltre, nel prolungarsi al di là del prospetto inquadrando come una cornice il colle di Recanati, è elemento paesaggistico di visione a grande scala relazionato alla fruizione dinamica e veloce di chi è in auto. Ma la logica della sostenibilità ecologica per un’architettura responsabile permea tutto l’intervento (l’edificio ha ricevuto nel 1998 il premio architettura, tecnologia attribuito da ENEA / SAIE / Nuovo ambiente ) facendo divenire acqua, aria, verde strumenti di controllo ambientale e fattori di caratterizzazione architettonica. Definito da una membrana vitrea con intercapedine nera captante /irradiante e dalla forma absidale con sezione aggettante – collettore solare di straordinaria efficienza delimitato ai lati da muri di trombe – così l’inclinazione del fronte sud nell’adattarsi alle geometrie del sole determina, per l’accentuata differenza di temperatura generata con il prospetto opposto, correnti di ventilazione non forzata contribuendo notevolmente all’abbattimento delle risorse energetiche necessarie all’edificio. Anche i fronti est ed ovest partecipano a tale processo virtuoso con dei “giardini verticali” posti a 70 cm dalle facciate in modo da consentire il passaggio dell’aria, l’apertura delle finestre e la pulizia dei vetri.

Costituiti da vite canadese, essenza spoliante priva di fiori e frutti e pertanto con il vantaggio di non attirare animali e produrre una limitata quantità di residui e «sostenuta da cavi in acciaio rivestiti in juta tesi fra un cilindro sottile in alto ed uno di maggiori dimensioni in basso contenente il terreno e l’impianto di irrigazione», proteggono dal sole estivo lasciandone passare i raggi durante la stagione invernale. Sottolineato da un albero preesistente l’ingresso allo stabile è collocato nella zona absidale che divine così anche una sorta di piazza semicircolare dalla pavimentazione radiale catalizzatrice delle direzione circostanti. Come un bastione difensivo inclinato, un potente e massiccio muro in mattoni regola l’attacco a terra articolandosi, nell’angolo est, in un volume tridimensionale a cuneo dalla copertura gradonata al cui interno è disposto l’auditorium del piano terreno. Il resto di tale livello è occupato da un ampio open space espositivo, con annessi locali di servizio, che si sviluppa parzialmente anche nella prima elevazione destinata per la restante parte ad uffici. Gli ulteriori piani sono totalmente occupati da spazi destinati agli impiegati, con la presidenza al terzo, disimpegnati da un corridoio baricentrico.

Per abbattere ulteriormente la dispersione energetica aumentando l’isolamento termico apposite armadiature ne involucrano le pareti perimetrali. L’immagine complessiva dell’edificio è quella di un volume robusto e denso stemperato nella sua vigorosa stereometria dalla leggere “protuberanze” aeree che da esso si dipartono o si giustappongono: la passerella di connessione al comparto industriale con funzione anche di scala di sicurezza; l’ipertrofico ordine dei camini verticali e infine la struttura reticolare posta sulla copertura che nell’accogliere gli impianti media il rapporto fra costruito e cielo.

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